Il mare è un teatro che divora l’approdo, una ressa di forme che sono lì per mostrarsi, di fronte di lato di lapsus. Il brulichio dell’aggregazione assume forme teatrali provvisorie e persistenti: quando accade assistiamo al degrado del tempo, che raramente si mostra comprensivo dell’esibizione narcisista. Eppure la smania d’apparire conduce - spesso - a evidenze paradossali in cui la disarmonia e il cattivo gusto prevalgono. Le poco frequenti eccezioni fanno parte della "rara perfezione" e della "paziente tenerezza che legge lo scorrere del tempo" degli uomini e delle cose.
Come in ogni teatro ci sono protagonisti comprimari e servi di scena, sia fra le persone che fra le scenografie delle cose: la fotografia fa tutto quel che può per fermare la gravità della frana. Forse vorrebbe rassicurarci con le sue luci e i suoi punti di vista, eppure sempre brancola fra i ritagli di vissuto con una memoria ferrea, la memoria smarrita dei suoi soggetti.
Carlo Valentini
Li ho guardati più e più volte, questi «teatri del mare». Subito mi ha colpito la luce, i giochi di luce tra esterni e interni. Non poteva essere altrimenti, trattandosi di phos. Poi i particolari, le reminiscenze della storia che si scrosta dagli antichi poveri fasti, quelle nubi color falò che si allontanano nel cielo come flotta di navi incendiate, il nuvolone, eretto come un pene benché il paesaggio sottostante non abbia fatto nulla per sedurlo, la coppia che si bacia tra le antenne delle barche… Oltre che bellissime, le tue foto sono intriganti per l’aura che emanano e il mistero che lasciano adombrare.
[Ivano Sartori, 9 luglio 2018]