L'Arno ti riempie gli occhi, puoi esser lì ad osservarlo per ore per giorni, seguire ogni sfumatura dei suoi tramonti, ascoltare ogni rumore del suo lento scivolare al mare. Guardarlo però non è quello che il fiume si aspetta: vuole che tu lo guardi deciso negli occhi, deciso bizzarro e inquieto, traditore come lui si manifesta.
L’Arno è un fiume bizzoso. Ha visto ben altro che non il tuo garrulo sorriso di fronte ai suoi tratti belli; scorrere il fiume con lo sguardo di chi intende vedere le storie che l'hanno percorso non è materia da mammolette: le righe che segnano migliaia di muri sono lì a ricordarci come sia capace d'esser carogna. Nel corso del tempo, neppure le grida degli innocenti hanno potuto fermare la furia improvvisa e devastante delle sue acque. Eppure, il dolore che il fiume è capace di procurare con le sue ricorrenti alluvioni secolari non è nulla di fronte all'alluvione di fatica di intelligenza di sforzi immani che sono occorsi per strappargli l’energia il lavoro la ricchezza la gioia e la bellezza.
Occorre tempo per avvicinarsi al fiume, per risalirne la storia, per comprendere i volti segnati dal sole e dall'acqua, per comprendere quelle terre plasmate dall’impegno e dalla fantasia, quelle immagini che abbiamo iniziato a raccogliere guardandole da vicino, con calma, accanto e dentro il "loro" fiume. Voler vedere il fiume è quanto ci ha spinto a tentare di comporre un mosaico fatto di sudore, il sudore dell'acqua, le immagini del sudore del fiume.
Abbiamo sognato i luoghi che ci ospiteranno come umani bauli di memoria: le immagini vogliono esserne la mappa immaginaria, solo così pensiamo si possa risalire AL fiume.
Carlo Valentini
[dal progetto "Luce d'Arno: il sudore del fiume" (mostra itinerante: Signa, Stia, Fiesole) a cura di La Corte Arte Contemporanea di Firenze] www.lucedarno.it